Il blog di Paroliamo
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Cos'è la disfonia?La disfonia è un disturbo della voce che può influire sulla capacità di comunicare nella vita di tutti i giorni. Quando si pensa alla voce, normalmente si immaginano le parole che vengono pronunciate, ma oltre alle parole c’è un grande complesso di muscoli e altre strutture che cooperano per fonare, cioè per produrre la voce. Gli strumenti da cui scaturisce la voce sono le corde vocali, che si trovano nella laringe. Le corde vocali restano generalmente aperte, ma quando si chiudono iniziano a vibrare grazie al passaggio dell’aria che arriva dai polmoni, producendo un suono: la voce. Quando non funzionano correttamente, ecco che si parla di disfonia. Che cosa si nasconde dietro alla disfonia?Esistono diverse ragioni che possono provocare la disfonia. Queste cause possono essere raggruppate in tre aree: funzionali, organiche e psicogene. Le disfonie funzionaliUna delle origini più comuni dei disturbi della voce è l’abuso o maluso della voce. Urlare, parlare troppo forte, sussurrare, cantare senza tecnica e tante altre azioni sono tutti meccanismi che possono sforzare le corde vocali e causare difficoltà nella produzione della voce. Le disfonie organicheUna laringoscopia, cioè un esame endoscopico che permette di visualizzare la laringe, permette di identificare se ci sono anomalie a livello delle corde vocali. Queste includono escrescenze che alterano la vibrazione delle corde vocali: noduli, polipi, cisti, granulomi, tumori benigni. Altre condizioni che modificano il suono della voce sono infezioni o infiammazioni, come le laringiti. In altri casi, la disfonia può essere dovuta a condizioni maligne, come il carcinoma squamocellulare. Le disfonie psicogeneIn alcune situazioni l’equilibrio tra mente e corpo viene meno: questa condizione di difficoltà causa la produzione di una voce diversa. Una persona può modificare volontariamente o involontariamente la propria voce, che non corrisponde più alla propria. Le disfonie a origine mistaQuesti tre tipi di patologia vocale non sono compartimenti separati, ma dialogano molto tra loro, tanto che a volte la disfonia può avere cause molteplici. L’esempio più eclatante è quello del reflusso gastroesofageo da stress psicologico, una situazione di malessere che porta l’organismo a funzionare in modo imperfetto, cosicché il contenuto acido dello stomaco può riversarsi nella laringe, che si infiamma e causa cambiamenti di voce. Come capisco sono disfonico o disfonica?I sintomi della disfonia possono variare da persona a persona, ma ecco una lista di interrogativi che potrebbero aiutare a capire se la voce ha qualche problema:
A chi devo rivolgermi se la mia voce ha qualche problema?I professionisti che possono intervenire sulla voce sono molteplici. I primi sono sempre il foniatra o otorinolaringoiatra e il logopedista. Seguono altre figure che possono dare il loro contributo, come psicologo, fisioterapista e osteopata, infermiere. Che cosa fanno il foniatra e l'otorinolaringoiatra?Il foniatra, o anche l’otorinolaringoiatra, svolge un ruolo di fondamentale importanza nella diagnosi della disfonia. Le sue competenze permettono di individuare le cause alla base del problema, mediante uno scrupoloso esame della voce del paziente. Attraverso anamnesi medica e procedure strumentali, il foniatra valuta la qualità della voce, identificando eventuali alterazioni. Il foniatra è il medico che conosce approfonditamente anatomia e fisiologia delle corde vocali, perciò riesce a distinguere le disfonie organiche, causate da problemi anatomici o patologie organiche, dalle disfonie funzionali, legate a tensioni muscolari o uso improprio della voce. È lo specialista che individua il percorso terapeutico ottimale e personalizzato: solitamente propone la rieducazione logopedica e, nei casi più gravi, l’intervento chirurgico. Che cosa fa il logopedista?Il logopedista gioca un ruolo cruciale nella cura della disfonia. È un professionista sanitario specializzato nella valutazione e nel trattamento delle diverse problematiche legate alla voce, aiutando in questo modo le persone a recuperare la loro capacità di parlare in modo efficiente. Prima di iniziare il trattamento, il logopedista esegue una valutazione attenta della voce del paziente, sia attraverso il colloquio anamnestico sia mediante un accurato ascolto dei vari aspetti della voce. Il logopedista, spesso su prescrizione del medico foniatra, elabora un piano di trattamento personalizzato, che può includere esercizi specifici per la rieducazione dei muscoli coinvolti nella produzione della voce. Durante il percorso logopedico il professionista guida il paziente, seduta dopo seduta, a trovare la modalità migliore per produrre una voce facile ed eufonica, riducendo lo sforzo muscolare al minimo. Al contempo, il logopedista fornisce informazioni sull’uso della voce, consigli di igiene vocale, modalità di idratazione delle corde vocali, strategie per evitare recidive o peggioramenti della disfonia. Il punto di forza della rieducazione logopedica della voce è l’approccio personalizzato, indispensabile per consentire alla persona disfonica di ritornare ad essere padrona della propria voce e comunicare in maniera efficace. Che cosa fa lo psicologo?Anche lo psicologo può avere la sua parte nella cura della disfonia. Attraverso un approccio empatico ma professionale, aiuta il paziente a comprendere le cause psicologiche o emotive che possono contribuire alla comparsa o al peggioramento del disturbo. Lavorando assieme, psicologo e paziente indentificano le strategie per gestire stress, emozioni negativi e altri aspetti psicologici legati alla voce, consentendo così un progresso significativo nella riabilitazione verso il recupero di una voce sana. Che cosa fanno il fisioterapista e l'osteopata?Il fisioterapista e l’osteopata sono due figure professionali che possono intervenire sulle tensioni nella muscolatura cervicale e laringea e sul muscolo diaframma. Attraverso valutazioni e specifici esercizi e manipolazioni, questi professionisti aiutano a rilassare e/o potenziare i muscoli coinvolti nella produzione vocale. Possono fornire indicazioni per migliorare la postura e la respirazione, elementi essenziali per avere una voce sana. Che cosa fa l'infermiere?L’infermiere di solito entra in gioco nelle disfonie più gravi, specialmente quelle che richiedono un trattamento chirurgico. Sostiene il paziente durante il percorso terapeutico, occupandosi di fornirgli informazioni chiare sulle terapie farmacologiche e/o sulla gestione delle lesioni provocate dalla chirurgia. Credo di avere un problema di voce, da dove inizio?Siamo a disposizione per individuare e suggerire il percorso migliore!
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Rarissime volte (quasi mai) è capitato che un genitore varcasse la porta dello studio chiedendo aiuto per il figlio senza che riguardasse in qualche modo e a qualche livello il profitto scolastico. Esiste un rapporto a tre tra scuola, ragazzi e genitori. Una triade che mai come in questi anni presenta grosse difficoltà e limiti comunicativi. Esiste quel posto, che è la scuola, dove per i ragazzi tutto accade e niente di fatto accade. Mi spiego meglio, la scuola è dove sulla carta mettono le basi della propria conoscenza, intessono relazioni tra pari e si misurano con le relazioni tra chi, loro pari, proprio non è. Sembra che tutto o quasi accada lì ma loro percepiscono che tutto in realtà accada altrove, come mai? Il gioco delle parti tra scuola, famiglie e adolescentiNel contesto dell'interazione tra scuola, ragazzi e genitori, emerge una dinamica triangolare che riveste particolare importanza. Questa triade, rappresentativa del rapporto tra istituzione scolastica, adolescenti e famiglie, si configura come un nodo cruciale. Scopriamo nel dettaglio come ognuno degli attori agisce! Adolescenti e scuola: qual è il ruolo degli insegnanti?Si sa che insegnare è sempre stato un mestiere difficile, ma in questi anni la scuola arranca! Non è una novità che il sistema scolastico sia in reale crisi di identità; motivare i ragazzi è diventato sempre più difficile, spesso si hanno le mani legate dalla burocrazia e dall’intromissione dei genitori nella didattica e nelle valutazioni. E questo accade perché l’alleanza e la fiducia scuola-famiglia degli anni 70, 80 e 90 si è rotta. Professori con stipendi non aggiornati vengono tenuti sotto scacco da un sistema obsoleto che va al risparmio. Ovviamente esistono interi libri che danno voce alla mille questioni della scuola cosa che in questo breve spazio non è possibile fare. Cosa chiedono gli insegnanti? I professori denunciano quindi un maggiore bisogno di libertà educativa, una burocrazia sostenibile e l’adeguamento contrattuale. Adolescenti e scuola: qual è il ruolo delle famiglie?Le famiglie sono preoccupate! In un mondo dove conta il risultato spingono i propri ragazzi ad impegnarsi sempre a fondo sia su ciò che piace e riesce, sia su ciò che non piace e spesso non riesce. Mossi da un senso di protezione verso quanto verrà richiesto ai loro figli nel futuro ma speso mossi anche dalla paura del fallimento, perché a volte veder fallire un figlio è veder fallire sé stessi. Ma se l’impegno non dovesse bastare? O semplicemente non fosse nelle disposizioni di un ragazzo che vive l’adolescenza? Ecco che diventano allora disposti a forzare il sistema pur di non attraversare il fallimento. Cosa chiedono i genitori? Le famiglie chiedono che vengano ascoltati i singoli bisogni dei ragazzi e che la scuola si prenda la briga e il tempo per educarli oltre a seguire i programmi ministeriali, chiedono che la scuola non lasci indietro nessuno. Adolescenti e scuola: che ruolo hanno i ragazzi?Tenuti per ultimi ma solo perché H.Ebbinghaus suggerisce che "in una lista, le cose tenute per prime e per ultime hanno più possibilità di ricordo". I ragazzi semplicemente vivono l’adolescenza, in questi anni però questi ragazzi sono estremamente svegli, pratici e globalizzati, potremmo dire intelligenti! Così intelligenti da mettere in discussione i propri educatori, genitori e insegnanti. Li giudicano sulla base delle richieste di prestazione che ricevono e vedono chiaramente l’imperfezione delle vite che conducono. Cosa chiedono i ragazzi? Chiedono di essere ascoltati ma soprattutto accettati. Andare bene o andare male a scuola? Questo è il dilemma!Paradossale è preoccuparsi di chi va male e non preoccuparsi affatto di chi invece va troppo bene! Al netto che la scuola che un ragazzo sta facendo sia la corretta interpretazione dei suoi talenti, alcuni vanno molto male e alcuni vanno troppo bene. In entrambi questi casi è importante preoccuparsene prendendoli come campanelli d’allarme di un periodo complesso. La verità... sta nel mezzoUn ragazzo/a negli anni dell’adolescenza, se ha scelto una scuola adeguatamente sfidante, andrà a volte bene e altre volte male, avrà un minimo di interesse per ciò che impara, quel tanto che gli basta per andare oltre a qualche noiosa lezione frontale. Sarà più capace e competente in alcune materie e meno in altre, si ridurrà all’ultimo a studiarle e forse non gli dedicherà il tempo adeguato. Un ragazzo Imparerà infine che sapersela cavare è tanto importante quanto studiare. Il linguaggio è una funzione cognitiva estremamente complessa che, in situazioni di sviluppo tipico, ovvero in assenza di deficit o di rischio ambientale, viene in genere acquisita con apparente facilità e naturalezza (Kuhl, 2010). Non tutti i bambini seguono, però, le tappe dello sviluppo linguistico: alcuni presentano ritardo nello sviluppo di tali tappe, altri uno sviluppo non solo ritardato ma anche deviante. Cos'è il disturbo primario di linguaggio?Il disturbo primario di linguaggio è un disturbo del neuro-sviluppo, presente in età prescolare, che consiste nella difficoltà del bambino di acquisire i suoni della lingua a cui è esposto. Si definisce come primario perché si manifesta in assenza di altri deficit di tipo neurologico, cognitivo, sensoriale, motorio, affettivo o carenze socio-ambientali. Nel manuale diagnostico DSM-V i disturbi primari di linguaggio vengono classificati appunto nella categoria dei disturbi del neuro-sviluppo, più nello specifico all’interno del capitolo dei disturbi della comunicazione perché possono essere di diverse tipologie:
Quanti bambini soffrono di DPL (Disturbo Primario di Linguaggio)?I Disturbi di linguaggio e della comunicazione costituiscono il disordine dello sviluppo più frequente in età evolutiva. I dati epidemiologici indicano una incidenza del 5-7% di tale disturbo, con prevalenza nei bambini maschi. Da recenti studi è stato evidenziato come circa l’11-13% di bambini di età compresa tra i 18 e i 36 mesi presenti un ritardo nella comparsa del linguaggio espressivo e, nei casi più gravi, il ritardo comprenda anche la componente recettiva del linguaggio. Questi bambini sono definiti come parlatori tardivi (late talkers), la loro prognosi è generalmente buona perché nel 70% dei casi la produzione linguistica migliora entro i 3 anni raggiungendo poi le performance attese nello sviluppo tipico. Come riconoscere e diagnosticare il Disturbo Primario di Linguaggio?Nel caso in cui il gap non venga colmato e le difficoltà linguistiche persistano allora si può parlare di disturbo di linguaggio. La diagnosi può essere fatta dopo i 3 anni di età, a seguito di un’accurata valutazione clinica. A fini diagnostici e, successivamente, riabilitativi la valutazione deve comprendere vari aspetti del linguaggio nelle componenti recettiva ed espressiva:
3 consigli della logopedista sul DPL
Sospetti che tu* figli* abbia un Disturbo di Linguaggio?Complimenti ad Alice Gazineo per aver completato il corso di formazione online di 300 ore per Tutor DSA e BES! Il corso è riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione secondo la Direttiva Ministeriale n.170/2016. Cosa fa il Tutor DSA e BES?Il ruolo del Tutor DSA e BES è quello di essere un professionista specializzato nell'affrontare i disturbi specifici dell'apprendimento, in grado di costruire un percorso didattico personalizzato insieme all'alunno, alla famiglia e agli insegnanti. Questo percorso personalizzato viene creato ad hoc per ogni bambino che abbia una diagnosi di DSA e BES, ma non solo. Il Tutor DSA e BES si occupa di intervenire in diversi ambiti, sia all'interno della scuola che in situazioni al di fuori di essa. Il suo lavoro riguarda principalmente gli studenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado. Quali competenze ha il Tutor DSA e BES?Il Tutor DSA e BES è un professionista altamente qualificato che si occupa di supportare gli studenti che presentano difficoltà nell'apprendimento scolastico, come DSA, ADHD e altri Bisogni Educativi Speciali. Ha una base teorica sui DSA e altre tipologie di Bisogno Educativo Speciale, e conosce una vasta gamma di strumenti metodologici per creare un ambiente di apprendimento inclusivo, sia con il gruppo classe che in modalità "uno a uno". Infine crea una relazione efficace con lo studente, la famiglia e altre figure professionali coinvolte, in modo da personalizzare l'approccio didattico ed educativo in modo adeguato alle esigenze del singolo studente. Cerchi un supporto scolastico adeguato per tuo figlio? Scopri il nostro doposcuola specializzatoIl servizio è rivolto a bambini e ragazzi dai 7 ai 18 anni con certificazione BES e/o DSA che necessitano di uno spazio all'interno del quale vivere un'esperienza di studio positiva.
Spesso ci viene chiesto cos'è la disprassia: la disprassia è un disturbo evolutivo della coordinazione motoria che consiste nella “Difficoltà a rappresentarsi, programmare ed eseguire atti motori consecutivi, deputati e finalizzati ad un preciso scopo ed obiettivo.” (Sabbadini G. Sabbadini L.). Come si riconosce la disprassia?I bambini con disprassia presentano marcata difficoltà o ritardo nello sviluppo della coordinazione motoria, inferiore ai pari età, con ricadute nella vita quotidiana e negli apprendimenti, risultando per loro difficili attività apparentemente semplici come vestirsi o spogliarsi, allacciarsi le scarpe, fare le scale, lanciare o prendere al volo la palla, andare in bicicletta, ma anche articolare le parole o scrivere, ecc. I principali indicatori del disturbo nei bambini dispratticiMolti sono gli indicatori del disturbo che possono presentarsi nei bambini disprattici:
Oltre alle difficoltà motorie il bambino può presentare difficoltà in ambito emotivo, cognitivo-esecutivo e neurosensoriale che si manifestano ad esempio con difficoltà di autoregolazione delle emozioni, disturbi del sonno, difficoltà di attenzione, pianificazione ed organizzazione di impegni ed attività, scarsa concentrazione, maggiore impulsività, scarsa socializzazione nel gioco con i coetanei. Come intervenire nei casi di disprassia?Diventa quindi di fondamentale importanza, nel momento in cui si notano uno o più degli aspetti descritti, affidarsi quanto prima ad uno specialista per una valutazione completa ed iniziare un percorso che permetta al bambino di far fronte alle difficoltà ed accompagnarlo in uno sviluppo il più armonico possibile.
Guarda l'intervista di Carolina Rossi su Story Time il programma radiofonico di Canale Italia che “mette insieme” la radio tradizionale e i social! Per raccontare il mondo del lavoro attraverso la voce diretta dei protagonisti che, con la loro formazione, il loro impegno e la loro passione rappresentano la spina dorsale dell’Italia che cresce. Qui puoi vedere il video integrale e leggere un estratto dell'intervista! Come è nato lo Studio Paroliamo?Paroliamo è nato un po' di anni fa, nel 2018 e all'inizio eravamo in due, io (Carolina) come logopedista e una collega la dottoressa e psicologa Laura Gallana. Eravamo in due ma con grandi sogni e quindi ce l'abbiamo fatta. Ora siamo un po' di più, siamo in sette e siamo diverse professioni. [...] La cosa positiva è che siamo tutti abbastanza giovani e copriamo diverse professioni che si intersecano e lavorano insieme. Che tipo di pazienti segue la logopedista?I pazienti tipo sono bambini più che altro piccoli, quindi della fascia dei quattro cinque anni, con ritardo di linguaggio, difficoltà di linguaggio e sono specialmente maschi. [...] È proprio un dato oggettivo la prevalenza maschile di questo disturbo di linguaggio. La sinergia tra terapista e pazienti è importante?Sì assolutamente. Io credo che oltre a questa anche il rapporto di fiducia che cerchiamo di instaurare con le famiglie, che per noi è fondamentale, e il fatto che ci sia un team molto unito dietro in cui ci interroghiamo come figure, ci troviamo, facciamo riunioni d'equipe. Tutte quelle cose che si fanno in team per cercare di portare avanti un progetto educativo. Perché scegliere lo Studio Paroliamo?Cerchiamo sempre di instaurare questo rapporto di fiducia con la famiglia, con i ragazzi, ma anche con gli adulti in realtà. Ci sono anche adulti che ecco accedono al nostro studio creiamo anche un rapporto empatico, quindi cerchiamo di mettere a proprio agio i pazienti, sia piccoli pazienti che i grandi pazienti! Ecco perché secondo noi siamo i migliori. :)
Per quest'estate lo Studio Paroliamo di Monselice propone un programma di aiuto compiti estivi e recupero materie, per tutti i bambini e i ragazzi dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo e secondo grado. Con il nostro team di specialiste psicologhe ed educatrici, offriamo una o due volte a settimana l'opportunità di partecipare a delle attività formative, per aiutare i ragazzi a svolgere i compiti estivi o per accompagnarli in un percorso di recupero materie che può risultare spesso difficile! A chi è rivolto?Il servizio è rivolto a tutti i bambini della scuola primaria e ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado. Quando si svolge?Una o due volte a settimana dal 19 giugno al 31 luglio 2023. Dove si svolge?Le attività di aiuto compiti estivi e recupero materie scolastiche si svolgeranno presso lo Studio Paroliamo, via Fratelli Cervi 25, Monselice (PD). Prenota ora! Hai tempo solo fino al 31 maggio 2023L'adolescenza è la fase della vita in cui tutto è nutrimento! Adolescenza ad-alere = colui che si sta ancora nutrendo In questo periodo di tempo succede qualcosa, qualcosa a cui gli adulti non sono preparati... siano essi genitori, educatori o insegnanti. Un adolescente non è un bambino, non è uno pseudo-adulto, cosa è e perché lo è? L'adolescenza è nutrimento: ma di cosa ci nutriamo esattamente?Tutto ciò che succede in questa fase della vita è nutrimento per la persona, ci si nutre di esperienze, di gesti, di attività. Tutto diventa un piccolo tassello attraverso cui i ragazzi maturano la propria definizione di sé, ma la cosa più importante in questa fase è che tutto ciò che li definisce sia diverso, lontano da ciò che gli viene raccontato e imposto dai genitori, o comunque dagli adulti e cioè, da coloro che si sono già nutriti, dalla gente sazia! I ragazzi nell’adolescenza cercano di voltare le spalle ai valori della famiglia, tenendo il genitore e l’adulto a una debita distanza, distruggendo i valori per crearne di nuovi, sperando di non rimanere soli e che non sia la famiglia stessa a voltare loro le spalle. E gli adulti come si comportano nei confronti dell'adolescenza?Mentre sono bambini, i genitori si aspettano da loro che crescano e spesso in fretta, che siano autonomi e che spicchino il volo il prima possibile, per divenire quei cittadini del mondo che si augurano. Lo scenario cambia all’alba dell’adolescenza quando, per timore dell’incontro dei propri figli con il mondo adulto (e quindi con tutto ciò che fino al giorno prima era precluso ai bambini; il sesso, le sostanze, le azioni riprovevoli e genericamente gli sbagli) si evita loro di incorrere in pericoli ed errori. Cosa possono fare gli adulti?Nella pratica clinica la nostra psicologa si accorge di come i genitori e gli adulti di riferimento abbiano bisogno di centrare il focus dell’adolescenza e la dignità che ha questo momento di vita. La narrazione che si fa di un ragazzo adolescente è spesso lapidaria, spesso concentrata nell’estinguere atteggiamenti oppositivi e poco concentrata sull’importanza che un atteggiamento ribelle possa avere per il ragazzo o la ragazza in questione. I ragazzi diventano ciò che gli raccontiamo di essere. Hai figli adolescenti e vuoi dei consigli su come aiutarli a diventare adulti?Contatta la nostra psicologa Laura Gallana, nel nostro studio di Monselice possiamo aiutarti a comprendere meglio questa fase delicata della vita di tuo figlio!
Il 6 marzo è un giorno dedicato alla Giornata Europea della Logopedia. In questo 2023 la giornata è dedicata al valore aggiunto dei logopedisti in area critica, dalle terapie intensive alle stroke unit. Nei casi di terapia intensiva infatti, la logopedia è necessaria nel 60% dei pazienti in quanto la deglutizione e il linguaggio potrebbero essere a rischio senza un intervento immediato. L’intervento del logopedista è molto importante in questi casi per la valutazione, la gestione e la riabilitazione di disturbi acquisiti. Il ruolo del logopedista in area criticaDopo il ricovero in terapia intensiva, una percentuale del 62% dei pazienti riscontra difficoltà nel deglutire e nell'alimentarsi, oltre a problemi di comunicazione dovuti all'intubazione, alla sedazione o alla malattia. Nei pazienti colpiti da ictus ricoverati nelle Stroke Unit, circa il 30% manifesta problemi di afasia, mentre i ricoveri di bambini nelle Terapie Intensive Neonatali che richiedono una valutazione e un monitoraggio della possibilità di nutrirsi per bocca sono in costante aumento. In queste situazioni critiche, il supporto dei logopedisti è fondamentale per la valutazione funzionale e la riabilitazione dei disturbi della deglutizione, della comunicazione e del linguaggio. Tuttavia, in tutta Italia ci sono solo 60 professionisti impegnati in questo ambito e spesso vengono chiamati solo per consulenze occasionali, invece di far parte del team in modo integrato. Con l'aumento dei ricoveri in terapia intensiva durante la pandemia di Covid-19, il coinvolgimento dei logopedisti è diventato ancora più importante. Per questo motivo, la Giornata Europea della Logopedia del 6 marzo è dedicata al ruolo dei logopedisti in area critica. La Federazione dei Logopedisti Italiani mette a disposizione dei cittadini i propri contatti per rispondere a domande e dubbi per una settimana intera, dal 6 al 10 marzo 2023. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.fli.it e sui social della Federazione. Quali sono gli interventi del logopedista in area critica?Il logopedista in area critica si occupa principalmente della gestione delle difficoltà di deglutizione e dei disturbi cognitivo-comunicativi. Dopo essere stati estubati, il 62% dei pazienti in terapia intensiva presenta problemi di deglutizione e disfagia a causa di diverse cause come:
Un intervento del logopedista è fondamentale per ridurre la probabilità di disfagia o risolverla perché, come spiega Raffaella Citro, logopedista delegata della FLI per la European Speech And Language Therapy Association (ESLA) e coordinatrice della Giornata Europea 2023, “La disfagia si associa a tempi più lunghi prima di tornare ad alimentarsi per via orale, con un aumento del rischio di malnutrizione e disidratazione. Aumentano anche la durata del ricovero e il rischio di polmoniti, di reintubazione e di mortalità, soprattutto nei pazienti più anziani. L’intervento del logopedista può scongiurare queste evenienze e si è rivelato di grande aiuto anche nelle Terapie Intensive Neonatali, dove sono in aumento i bambini clinicamente complessi, oggi pari a 15-19 su 100.000: anche in questo caso la valutazione del logopedista aiuta a capire se e quando il piccolo possa deglutire e alimentarsi da solo oppure se abbia necessità di una nutrizione enterale”. Fonte: fli.it
Lo sviluppo del linguaggio nella prima infanzia rappresenta una preziosa conquista nel processo di crescita del bambino. La comparsa delle prime parole e lo sviluppo delle prime frasi avvengono, di fatto, mentre il bambino è impegnato nel conseguimento di altre competenze fondamentali: camminare, giocare, esprimere richieste e stabilire relazioni sociali. I genitori possono spesso provare entusiasmo e sorpresa rispetto alle tempistiche e alle modalità attraverso cui il bambino inizia a sviluppare spontaneamente il linguaggio; talvolta, invece, possono presentare dubbi e preoccupazioni dinanzi a una produzione verbale limitata, da cui possono derivare ulteriori incertezze rispetto alla qualità della stimolazione linguistica offerta al proprio piccolo. In questo articolo proponiamo 5 tips preziose per supportare lo sviluppo del linguaggio nella prima infanzia. Si tratta di consigli utili non solo per genitori, futuri genitori e nonni, ma anche indirizzabili a chiunque si trovi a interagire con bambini impegnati nella costruzione del proprio linguaggio e che voglia fornire un tassello utile in questo importante processo! 5 consigli per supportare lo sviluppo del linguaggio1. Poniti “alla giusta altezza!”Porsi all’altezza del bambino, durante le interazioni, gli consente di mantenere il contatto oculare con l’adulto e di dirigere la sua attenzione ad alcuni aspetti:
2. “Say less!”, ovvero “Parla di meno!”L’eccessiva lunghezza delle frasi e le velocità del parlato spesso non favoriscono la comprensione da parte del bambino e rendono più difficile l’elaborazione dello stimolo uditivo. Senza dubbio, il modello analogo a quello adulto è fondamentale e per l’acquisizione di strutture e termini più elaborati, ma può essere ricercato in modo progressivo. Nella prima infanzia, sono quindi preferibili frasi semplici e con elementi accessibili e conosciuti dal bambino, poiché questo lo aiuterà ad elaborare le informazioni principali e lo renderà partecipe e coinvolto nel corso della conversazione. 3. Amplia la sua produzioneQuando il bambino tende a produrre singole parole, a prescindere che la forma sia corretta o semplificata, può essere buona norma ripeterle secondo il nostro modello e ampliarle in termini di significato. Ad esempio, davanti alla figura di un coccodrillo il bambino dice “tottodillo” possiamo riprendere con “Si! Un coccodrillo! È proprio un coccodrillo! Il coccodrillo è grande (associando eventualmente il gesto con le braccia aperte per fornire l’idea delle dimensioni) e verde! (indicando il colore)”. 4. Prediligere le routineLe situazioni in cui il linguaggio appare altamente ripetitivo e prevedibile sono una sicurezza per il bambino. Il momento della pappa, del bagnetto e della vestizione, ad esempio, offrono la possibilità di familiarizzare con il vocabolario di base e favoriscono la memorizzazione di nuovi termini, grazie all’utilizzo di un numero definito di materiali strettamente legati al contesto. Inoltre, le routine sostengono il bambino nell’elaborazione di semplici frasi. Facciamo un esempio: “PRENDO il pane, PRENDO il coltello, METTO la marmellata SUL pane: ecco FATTO! È pronto un buonissimo panino! Io MANGIO il panino”. Può essere altrettanto utile associare una canzoncina a una routine specifica, la quale aiuterà il bambino a comprendere che è arrivato il momento di svolgere una precisa attività (ad esempio, canteremo la canzone della “nanna” prima di avviarci per il consueto riposino). Oltre al beneficio della prevedibilità e della ripetitività, filastrocche e canzoni presentano un linguaggio semplice e intuitivo, sottolineando gli aspetti emotivi legati alla comunicazione. 5. Pianifica e favorisci il turno di parolaDavanti a una possibile difficoltà di linguaggio, il genitore può diventare interprete dei bisogni e degli interessi del bambino, anticipando le sue risposte e intervenendo a supporto delle sue produzioni. Anche all’interno di semplici scambi comunicativi, è importante che il bambino percepisca che il suo contributo conta! Il genitore può essere un valido aiuto per il bambino, in primis, offrendogli la possibilità di partecipare allo scambio con i mezzi alla sua portata. Le domande chiuse (ad esempio “vuoi il palloncino?”), che prevedono una risposta in termini di “sì/no”, prevedono un ridotto coinvolgimento e possono risultare poco stimolanti sul piano verbale. D’altro canto, le domande eccessivamente ampie (ad esempio “cosa vuoi bere?” oppure “cosa hai fatto oggi?”) aprono un set di risposte potenzialmente infinito e possono mettere in difficoltà i bambini sia in termini di scelta, sia in termini di accesso al lessico, sia in termini di accuratezza articolatoria. Se non capito, il piccolo potrà percepire frustrazione e perdere interesse verso lo scambio. Le domande a scelta binaria, con un set limitato di risposte, possono risultare più stimolanti nelle prime fasi dello sviluppo linguistico perché:
I tuoi figli stanno inziando a parlare?Chiedi un consiglio alle nostre logopediste! Ti possono aiutare a comprendere i loro bisogni e ad aiutarli a muovere i primi "passi" nel mondo del linguaggio!
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Luglio 2024
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