Il blog di Paroliamo
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Ogni persona che decida di contattare uno psicologo o un servizio di psicologia ed entri fisicamente nel nostro studio, ha in sé una prospettiva di cambiamento. Seppure nella maggior parte dei casi esponga come prima cosa ciò che lo turba, questo tipo di richiesta porta con sé il rovescio della medaglia, e in particolare alcune domande:
Cos'è un percorso psicologico e come si sviluppa?Un percorso psicologico è un qualsiasi percorso guidato da uno psicologo o psicoterapeuta, specialista del settore della salute mentale. Il compito dello specialista è quello di offrire uno spazio personale ma professionale e quindi “diverso” dal quotidiano e soprattutto privo di giudizio o di censura. Un percorso psicologico nasce dalla consapevolezza da parte della persona che lo richiede, di una criticità nel corso della propria vita. Il riconoscimento di un problema e la sua presa di coscienza consiste nel primo momento complesso. Successivamente si arriva al colloquio conoscitivo con il terapeuta. Il solo fatto di aver recarsi nello studio dello psicologo rappresenta un momento critico e spesso complicato, ma che fa parte di un percorso di costruzione della consapevolezza. La fase successiva è quella conoscitiva, per il paziente, del terapeuta. Comincia così la scoperta di una relazione che risulterà essere sicura, confortevole, capace di fornire un supporto esterno (lontano da amici e parenti) ma affidabile ai propri momenti di debolezza. Solitamente lo psicologo comincia dall’analisi della domanda e dalla valutazione delle risorse ambientali di cui si dispone (per esempio l'aiuto di un familiare del paziente). Dopo alcuni colloqui si riesce a creare una proposta di percorso terapeutico, dove viene concordata la frequenza degli incontri. L’obiettivo finale è sempre quello di promuovere l'autonomia e la serenità della persona. Il benessere in psicologiaParlare di benessere in Psicologia non è ancora pratica comune, si pensa in genere che lo psicologo debba essere coinvolto soltanto nel caso in cui sia presente una conclamata patologia richiedente uno specifico trattamento. In realtà imparare durante l’arco della propria vita quali sono le cose che ci fanno stare bene, individuare gli sbilanciamenti e poter comprendere come attuare un cambiamento, svolge una funzione preventiva.
Perché la strada verso la realizzazione è così complessa? Perché a volte non vogliamo cambiare?Per attuare un cambiamento una persona deve essere particolarmente motivata e pronta ad abbandonare “la strada vecchia”, ma questo è complicato in alcuni momenti perché la strada percorsa finora è una componente di sicurezza nonostante ci possa far soffrire. Cambiare costa fatica e quindi cerchiamo di ponderare molto bene i costi e i benefici. I percorsi di sostegno psicologico aiutano a:
Questo tipo di percorsi possono essere svolti sia nell’età dello sviluppo che in età adulta. Che siate quindi alunni, figli, genitori, mogli, mariti o semplicemente persone responsabili del proprio benessere, nel nostro studio di Monselice potrete trovare il supporto psicologico di cui avete bisogno.
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Attualmente il numero totale dei pazienti con decadimento cognitivo è stimato essere circa 1 milione di casi e circa 3 milioni sono le persone coinvolte nella loro assistenza in maniera diretta o indiretta (dati Ministero della Salute 2021). Questo significa che la probabilità che uno dei nostri lettori abbia una situazione di assistenza diretta o indiretta legata al decadimento cognitivo di un familiare è altissima. Anche tu infatti potresti essere un caregiver, anche se ancora non lo sai! Chi è il caregiver? Cosa fa il caregiver?Non è facile comprendere cosa significhi prestare assistenza ad una persona con disturbi cognitivi soprattutto nelle prime fasi della malattia ma proviamo a chiarirlo con alcune domande:
Le cause di stress del caregiving possono generare esiti spiacevoliSoprattutto nelle prime fasi del decadimento cognitivo prestare assistenza significa aumentare il proprio carico mentale per organizzare la quotidianità di un proprio caro, questo da un punto di vista pratico. Ma ci sono numerosi risvolti psicologici celati dietro a questa situazione, come ad esempio la perdita emotiva rappresentata dal fatto che piccole parti della persona cara scompaiono per lasciare posto ad una realtà molto diversa da quella preesistente. Appaiono così nuove responsabilità che prima non c’erano e delle quali forse non si era mai tenuto conto davvero. Attraverso poi le qualità personali (informazione e conoscenza, interpretazione) e le risorse proprie (finanziarie, familiari, comunitarie) di ogni caregiver ci si incammina in questo percorso tortuoso in cui si attraversano diverse fasi e si raccolgono esiti non sempre soddisfacenti, spesso altalenanti. Ecco quindi che dalle principali cause di stress derivanti dal caregiving, quali ad esempio la perdita emotiva, le cure continuative, le nuove responsabilità e talvolta anche le difficoltà finanziarie possono scaturire esiti spiacevoli (ansia e turbamento) ma anche positivi (gratificazione e soddisfazione). Il supporto è fondamentale per affrontare al meglio queste sfide!Capire in che punto della malattia ci si trova, quale è la prognosi e quali scelte sono possibili diventa fondamentale per affrontare il presente puntando sulla qualità della vita. È possibile essere accompagnati in questo percorso attraverso vari servizi offerti dal nostro studio:
Vuoi avere maggiori informazioni sui servizi dedicati ai caregiver?Visita la nostra pagina contatti e scegli il servizio di Psicologia. La nostra Psicologa Laura offre il suo servizio anche agli adulti e potrà consigliarti al meglio sul percorso da seguire in caso di situazioni di supporto alle persone con decadimento cognitivo.
È tempo di orientamento scolastico! Per lo più la scelta è stata compiuta per chi frequenta la terza classe delle scuole primarie di secondo grado, ma facciamo una breve analisi sul tema. Quando ci si appresta a compiere una scelta importante di vita si è accompagnati da sentimenti contrastanti tra loro che vanno dall'euforia dell’intraprendere una nuova strada alla paura estrema di sbagliare orientamento. La nostra psicologa Laura Gallana ha potuto partecipare in questo periodo ad un incontro svoltosi in un liceo scientifico di Monselice dove si è parlato di orientamento universitario. Laura ha fatto un'introduzione per l'associazione APS Dedalo di Monselice. Parlando con gli studenti la nostra psicologa ha potuto comprendere come le speranze e le paure che accompagnano questo periodo siano le medesime in ogni fascia d’età. Quali sono le emozioni che accompagnano l'orientamento scolastico?SPERANZE La speranza è che la scelta conduca ogni studente ad aumentare il proprio grado di soddisfazione e motivazione, che dia nuova linfa ed energia al proprio percorso che oltre ad essere didattico diventerà un percorso di vita. PAURE Quello che la maggior parte degli studenti temono è lo sbaglio, sbagliare scuola, perdere un anno o più, non poter rimediare. Questo tipo di paura e angoscia a volte mina alla base le scelte dei nostri ragazzi caricandoli di un'ansia spesso non sana. ATTEGGIAMENTO Quando ci si appresta ad una scelta di questo tipo si devono sicuramente considerare diversi aspetti, alcuni molto razionali e oggettivi basati sulle soggettive capacità di ciascuno e su questo la scuola ha per lo più fatto la sua parte, mostrando ad ognuno le proprie propensioni e limiti su cui lavorare. Al netto di questo però è bene riflettere su quale sia l’atteggiamento auspicabile di fronte a questo tipo di scelte. È bene porre i nostri ragazzi di fronte alle responsabilità che data l’età si paleseranno sul percorso ma responsabilizzarli non significa certamente spaventarli. Porsi di fronte ad una scelta con un atteggiamento flessibile e non rigido è sicuramente molto utile perché li aiuta a riflettere ed analizzare ogni pezzo del proprio percorso, delle menti flessibili sono in grado di trovare soluzioni di fronte alle problematiche che vanno dalla perseveranza al cambio di percorso se necessario, menti rigide tenderanno a faticare davanti ad un ostacolo abbattendosi e demotivandosi. Parlando agli studenti: 4 aree da analizzare per compiere la sceltaAttitudini e propensioni Analizza e rifletti su quali siano le tue attitudini e propensioni, fatti un’idea tua personale e confrontati con i tuoi insegnanti e perché no con i tuoi genitori. Riflessione temporale sul tipo di vita che si andrà a fare Informati sul carico di studio e di compiti, rifletti su quanto impegno richiederà la scuola verso la quale sei propenso/a e scegli se sei disposto a stare a quel gioco. Considerazione degli impegni extra studio Analizza i tuoi impegni extra scolastici, pensa a quanto sono importanti per te e se il loro peso potrà modificarsi con l’avvento del nuovo ciclo scolastico. Motivazione intrinseca/estrinseca Prova onestamente a pensare ai motivi per cui sei propenso verso una scuola piuttosto che un’altra, alcuni motivi vengono dall’interno (motivazione intrinseca), come ad esempio la passione che nutri verso alcune materie, altri motivi vengono invece dall’esterno (motivazione estrinseca) e possono essere dettati dall’aspettativa dei genitori o anche dalle scelte dei tuoi amici. Voglio che tu sappia che non c’è una motivazione giusta e una sbagliata e quasi nessuno al momento della scelta ne presenta soltanto una, ma sappi che le motivazioni che vengono da dentro sono destinate ad accompagnarti per lungo, lunghissimo tempo e in funzione di queste sarai disposto a metterci tutta la grinta necessaria, coltivale!!
Basterebbe che prestassi più attenzione!!! Quante volte nel corso della nostra vita ci siamo sentiti dire una frase come questa? E quante volte forse proprio ora la ripetiamo ai nostri figli? Prestare attenzione appare nel linguaggio comune come una banalità, una pratica che nella maggior parte dei casi non dovrebbe richiedere la guida della nostra consapevolezza. Ebbene, le cose non stanno proprio in questo modo e sicuramente non sono così semplici. In parte dipende dal tipo di compito che ci è richiesto di eseguire, in parte da una nostra personale predisposizione e infine anche dai comportamenti che mettiamo in atto per prevenire eventuali disattenzioni. Esiste una componente dell’attenzione che viene definita Sistema Attentivo Supervisore (SAS) che ci permette di vigilare sulle nostre azioni, sostenere l’attenzione durante i compiti noiosi e ripetitivi, gestire le distrazioni, organizzare le azioni e pianificarle, insomma controllare che tutto si svolga come prestabilito. Il SAS è un sistema particolarmente debole nelle persone che presentano deficit attentivi e spesso anche nelle persone con difficoltà di apprendimento. Cos'è il disturbo da deficit di attenzione e iperattività?Il Disturbo da Deficit di Attenzione o Iperattività (ADHD) si colloca nell'ambito dei disturbi del neurosviluppo e riguarda il 3-4% dei bambini e dei ragazzi sottoposti a valutazione. Si tratta di bambini che vengono posti all'attenzione di un clinico in quanto i loro atteggiamenti interferiscono con il funzionamento e con il loro sviluppo, primariamente quando, pur non presentando nessun disturbo dell'apprendimento, il loro rendimento resta scarso e/o altalenante. Come si manifesta il disturbo da deficit di attenzione?
Alcuni consigli pratici per gestire il deficit di attenzioneQuando un bambino o un ragazzo presenta un deficit attentivo, spesso dimentica le cose, non presta attenzione ai particolari, può risultare sbadato e darci l’impressione di avere la “testa tra le nuvole”, a poco a poco lui stesso impara a fidarsi poco di sé stesso in quanto i suoi atteggiamenti risultano poco adattivi e coerenti alla situazione, inizia a misurare le sue prestazioni e non sempre riesce a darsi delle spiegazioni su come possano essere così diverse dagli altri pur avendo le stesse competenze dei compagni. Segni come la frustrazione, l'opposizione, la rabbia e la demotivazione sono alcune delle reazioni che si possono presentare se non ci si pone in modo corretto di fronte a questa problematica. A seguito di diagnosi di ADHD, è importante iniziare con il bambino un percorso di crescita che tenga conto delle sue caratteristiche coltivando l'autostima e il senso di efficacia. Tuo figlio è iperattivo? 4 semplici suggerimenti per i genitori
La scuola è cominciata e per molti bambini e ragazzi cominciano le prime sfide! Dopo le prime lezioni e dopo aver conosciuto tutti i nuovi e i vecchi compagni si comincia a fare sul serio: sotto con i compiti! Le lezioni e lo studio sono il modo migliore per confrontarsi con le prime piccole difficoltà che faranno crescere i ragazzi che riprendono in mano penne, matite e quaderni e ricominciano finalmente una vita scolastica a pieno ritmo. In particolar modo lo studio a casa diventa fondamentale per mantenere i ritmi che vengono proposti a scuola, e per qualcuno potrebbe diventare complicato riuscire a mantenerli. Si comincia quindi a capire che non sempre il percorso è in discesa e cominciano a sorgere i primi dubbi e le prime necessità specifiche. Si comincia quindi a parlare di DSA e di BES:
A cosa serve il doposcuola?Il servizio di doposcuola consiste in un' attività di assistenza allo studio ed allo svolgimento dei compiti. Si cerca quindi di ricreare un ambiente che offre la possibilità di aggregazioni positive, che possa davvero andare incontro ai bisogni specifici, siano essi dettati dalla certificazione o squisitamente soggettivi. A chi si rivolge il Doposcuola Specializzato?Il servizio è rivolto a bambini e ragazzi dai 7 ai 18 anni con certificazione BES e/o DSA che necessitano di uno spazio all'interno del quale vivere un'esperienza di studio positiva. Si lavora in un piccolo gruppo di massimo 4/5 partecipanti per due ore al giorno, due volte alla settimana. Attraverso il doposcuola specializzato i ragazzi hanno la possibilità di mettere in pratica le tecniche apprese e potenziare quindi l’efficacia della presa in carico. Conosciamo le nostre specialiste: Laura e AliceConosciamo le nostre specialiste che seguiranno i ragazzi durante il doposcuola. Esperienza e disponibilità per una crescita mirata e sicura!
Il doposcuola specializzato di Paroliamo è un servizio che nasce dalla pratica clinica maturata in questi anni ma del quale sentivamo l’esigenza fin dagli inizi del nostro lavoro. Quando si riceve diagnosi di BES o DSA si apre un mondo pieno di opportunità fino a poco prima confuse con la pigrizia, con lo scarso impegno e la scarsa motivazione. I ragazzi iniziano così a svolgere potenziamento di alcune delle abilità strumentali (lettura, scrittura, calcolo) nelle quali sono in difficoltà. L’efficacia di un intervento di potenziamento si nota con il grado di generalizzazione di quanto appreso, cioè quanto un ragazzo/a sia in grado di attuare le strategie e tecniche apprese anche nei compiti della vita quotidiana. Attraverso il doposcuola specializzato i ragazzi hanno la possibilità di mettere in pratica le tecniche apprese e potenziare quindi l’efficacia della presa in carico. A chi è rivolto il Doposcuola Specializzato?Il servizio è rivolto a bambini e ragazzi dai 7 ai 18 anni con certificazione BES e/o DSA che necessitano di uno spazio all'interno del quale vivere un'esperienza di studio positiva che possa davvero andare incontro ai bisogni specifici, siano essi dettati dalla certificazione o squisitamente soggettivi. Si lavora in un piccolo gruppo di massimo 4/5 partecipanti per due ore al giorno, due volte alla settimana. Quali strumenti si utilizzano?Nel doposcuola specializzato vengono individuate strategie funzionali all'apprendimento che tengano conto dello stile cognitivo di ogni ragazzo ed eventuali software compensativi quando necessari. Quali sono gli obiettivi del Doposcuola Specializzato?
Si chiudono con successo i laboratori estivi organizzati dallo Studio Integrato Paroliamo di Monselice e vediamo le ultime coloratissime foto delle attività: vi presentiamo alcune divertentissime fotografie dei laboratori "Sento, penso, faccio!" e "Vedo, tocco, sperimento". In queste settimane abbiamo conosciuto tantissimi bambini di tutte le età e abbiamo fatto un viaggio attraverso le sensazioni, le emozioni e il divertimento, per imparare ad affrontare le prime fasi della vita di ognuno di noi! Una continua sperimentazione sia fisica che mentale!Chiudiamo con soddisfazione il percorso di scoperta dei nostri laboratori estivi. Oggi presentiamo due laboratori, il primo seguito dalla nostra psicologa Laura e il secondo dalla nostra TNPEE Luisa: Sento, penso, faccio è il laboratorio perfetto per imparare a gestire le emozioniSi conclude anche il laboratorio di educazione emotiva pensato per la fascia d’età tra gli 8 e i 12 anni. Sotto la supervisione della nostra psicologa Laura Gallana abbiamo sperimentato un vasto ventaglio di emozioni. Nelle ultime sedute abbiamo disegnato, parlato e immaginato, guidati attraverso le emozioni più comuni e abbiamo imparato a comprenderle meglio: cos'è la rabbia? Cosa significa essere liberi? Perché a volte mi batte forte il cuore? Un laboratorio sensoriale per imparare a conoscere il proprio corpo!Vedo, tocco, sperimento è il laboratorio pensato per i più piccoli, nati nel 2018 e 2019. 6 incontri, in piccolo gruppo, nei quali i bambini attraverso il gioco e la sperimentazione libera di materiali diversi, hanno scoperto il mondo a livello sensoriale e iniziato a prendere consapevolezza del proprio corpo, imparando a condividere lo spazio con i pari età. Dopo aver sperimentato con cubi, colore, pasta, acqua, schiuma da barba, farina, pasta di sale, ecc.. si conclude alla grande anche il laboratorio sensoriale! Grazie a tutti i partecipanti!I laboratori estivi di Paroliamo sono stati un'esperienza unica! Speriamo di replicare l'anno prossimo, intanto buona estate e buone vacanze a tutti!
Paroliamo On Air su Radio Regione! Uno spazio esclusivo dove Professionisti e Imprenditori si raccontano. La nostra Psicologa Laura è stata invitata per un'intervista venerdì 6 agosto alle ore 9:08*. L'audio della diretta sarà disponibile anche nei giorni successivi nella sezione Regione Veneto categoria "Generica", visita il sito della radio per maggiori informazioni! Di cosa parleremo durante l'intervista?La nostra psicologa Laura ci parlerà dei Laboratori organizzati dallo Studio Integrato Paroliamo, con una particolare attenzione al tema della demenza. Cos'è la demenza? Quali sono i primi segnali? Come si può intervenire? Ascolta lo streaming in diretta venerdì 6 agosto alle ore 9:08La diretta comincerà venerdì alle ore 9:08* e sarà disponibile sul sito della Radio anche nei giorni successivi, quindi non perdertela. Sarà sicuramente un'esperienza interessante e formativa su alcuni temi molto delicati e potrai conoscere a fondo i laboratori proposti dal nostro studio. *ATTENZIONE: la diretta potrebbe essere trasmessa anche un'ora prima dell'orario previsto. Rivivi la diretta della precedente intervista a Laura, su Radio News 24In tempo di COVID lo studio Paroliamo è stato contattato dall’emittente nazionale Radio News 24 per raccontare la sua nascita, la metodologia di lavoro e offrire spunti agli ascoltatori! Guarda il video! Con l’avvento della legge 170 nel 2010 si sono finalmente regolamentati e tutelati i diritti dei portatori di diagnosi di disturbo dell’apprendimento (DSA) o altri bisogni educativi speciali (BES). Questa legge ci ha dato la possibilità di utilizzare strumenti educativi personalizzati a supporto delle difficoltà e ci ha dato anche la possibilità di perseguire la strada di una didattica individualizzata e personalizzata attraverso l’utilizzo dello strumento “piano didattico personalizzato” o PDP. Il PDP è un documento necessario a seguito di diagnosi di DSA, che illustra e definisce i rapporti che intercorrono tra la famiglia, la scuola e i clinici di riferimento che si occupano dello studente durante il suo percorso scolastico. All’interno di tale documento vengono indicati gli strumenti compensativi e le misure dispensative. Per prima cosa cerchiamo di capire cos'è il PDP chi lo redige. Un bambino con diagnosi di DSA ha capacità cognitive nella norma ma ha il bisogno di avere un percorso didattico e di apprendimento personalizzato. Chi redige il PDP?
Psicologi, neurospsichiatri, logopedisti... in che modo possono intervenire?Il clinico che ha prodotto la diagnosi elenca le misure compensative e dispensative che possono essere inserite direttamente nel documento, gli altri professionisti che possono ruotare attorno all’alunno come ad esempio il clinico privato, il tecnico dell’apprendimento o l’operatore di doposcuola, impattano nella stesura del PDP avendo una visione dettagliata e costante di tutti i punti di forza o al contrario i punti di debolezza che delineano il profilo personalizzato. E la famiglia cosa fa?La famiglia dell’alunno è chiamata a partecipare alla presentazione del PDP da chi lo redige, firma l’apposito documento e con esso inizia il percorso di collaborazione con la scuola e di condivisione con i professionisti esterni. La presentazione del PDP alla famiglia richiede un apposito appuntamento, all’interno di esso la famiglia potrà chiarire l’utilizzo degli strumenti compensativi e le misure dispensative, nonostante questo alla famiglia può servire più tempo per comprenderlo appieno magari con l’aiuto di un esterno. A questo proposito è bene sapere che la famiglia può chiedere di visionare il PDP prima di firmarlo. Quando serve un PDP? Quando va aggiornato?
La normativa di riferimento sui PDP
Come imparare a gestire le emozioni... divertendosi!Proseguiamo nella scoperta dei laboratori estivi organizzati dal nostro Studio Integrato. Oggi presentiamo due laboratori seguiti dalla nostra psicologa Laura e dalla nostra TNPEE Luisa: Sento, penso, faccio: per capire meglio le emozioni di tutti i giorniProsegue il laboratorio di educazione emotiva svolto in gruppo e pensato per la fascia d’età della preadolescenza. Sotto la supervisione della nostra psicologa Laura abbiamo sperimentato, attraverso il role playing, alcune scenette teatrali e l’interazione di gruppo, un vasto ventaglio di emozioni. In una delle sedute abbiamo provato il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson, una tecnica basata sull'alternanza contrazione e rilasciamento di alcuni gruppi muscolari. Ancora disegni, parole e immagini ci hanno guidato attraverso le emozioni più comuni e ci hanno aiutato a comprenderle meglio: cos'è la rabbia? Cosa significa libertà? Perché a volte mi batte forte il cuore? Inside Out! Alla scoperta delle emozioni... di tutti i colori!Un laboratorio pensato per i bambini del primo e secondo anno della scuola dell’infanzia. In questi incontri attraverso la lettura di storie, il gioco corporeo e semplici attività strutturate abbiamo imparato a riconoscere le emozioni principali (gioia e felicità, tristezza, rabbia e paura) e appreso delle piccole strategie per gestirle. Il laboratorio è seguito dalla neuropsicomotricista Luisa Ferrato. Ti interessa il laboratorio "Inside Out! Alla scoperta delle emozioni"? Ci sono ancora due posti disponibili!
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Luglio 2024
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